5 motorini indimenticabili che solo chi è nato negli anni ’80 può ricordare: ecco le foto

Lorenzo Lamas in arte Renegade
Lorenzo Lamas in arte Renegade

Se sei nato negli anni ’80 e cresciuto nei ’90 avevi il motorino. E se avevi il motorino era sicuramente uno di questi 5: indimenticabili, perché forieri di avventure con amici e ragazze. Ecco le foto.

Tutti avevano il Sì. O meglio, tutti i più fighi avevano il Sì.

E ci portavano anche la ragazza che a te piaceva e che sul tuo mezzo non aveva alcuna intenzione di salire.

Prodotto dal 1978 al 2001 dalla casa motociclistica italiana Piaggio, aveva il motore derivato dal contemporaneo Ciao ma si differenziava per la forcella telescopica, per il monoammortizzatore posteriore anziché telaio rigido, per i fanali anteriore e posteriore di disegno diverso, per la sella più lunga, più comoda e munita di un piccolo vano sottosella, e per i cerchi a 4 razze.

Impennare con il Sì era la cosa più facile di quel mondo anni ’80 e ’90. E se poi veniva modificato – carburatore o marmitta, a seconda delle esigenze – si poteva anche vincere qualche gara.

E a quel punto la ragazza che ti piaceva, da lì non sarebbe più scesa. A meno che…

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CIAO

Se i più fighi avevano il Sì, agli sfigati toccava il Ciao.

Più che un motorino una condanna: le donne giravano al largo, la sella era progettata esclusivamente per single, il design poverissimo e montarci sopra non era esattamente una roba sensazionale. Tutt’altro.

Parcheggiato nei luoghi più bui, dove nessuno poteva vederti e inquadrarti come proprietario del Ciao, faceva parte dello stesso gruppo Piaggio che produceva il Sì.

È stato uno dei ciclomotori più venduti in Italia, in commercio dal 1967 al 2006. Diciamo che il suo periodo di gloria è svanito con l’arrivo del fratellino più carismatico.

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RED ROSE

Ai riccastri e figli di papà toccava l’onere – e l’onore – di girare su questo bolide, o presunto tale, e atteggiarsi a Renegade del quartiere.

E sì, perché quella era l’epoca in cui spopolava Lorenzo Lamas a bordo di una Harley Davidson Softail custom 1340 ed essere proprietari di una Red Rose ti avvicinava – seppur di pochissimo – a quel telefilm.

In realtà, poi, la Red Rose era il classico polmone dal design accattivante ma dal motore impresentabile. Aveva le marce e questo era già qualcosa.

SR VIPER

L’Aprilia, che in quegli anni faceva faville nel Motomondiale grazie a Biaggi e Rossi, oltre a produrre al Red Rose aveva nel suo sconfinato catalogo anche questo fantastico scooter.

L’SR Viper entrò in commercio dal 1992.

Con questo ciclomotore la casa di Noale ha aperto la strada al concetto di scooter sportivo in grado di riprodurre emozioni motociclistiche, le soluzioni utilizzate nella prima serie erano all’avanguardia, dal freno a disco anteriore alla forcella teleidraulica, passando per le colorazioni ispirate alle Aprilia da competizione.

Acceleravi e ti sentivi Biaggi, impennavi ed eri come Rossi. Di solito era appannaggio degli “stranieri”, quelli che venivano in città solo d’estate o nelle vacanze di Natale e che facevano innamorare – forse perché fisicamente irraggiungibili – le ragazze più belle della scuola.

Unica consolazione: in gara – perché diciamocela tutta: le gare tra mezzi erano all’ordine del giorno – lo battevi facile. Ma solo in gara.

MOTRON FLASH

E poi c’erano i campagnoli, quelli che dalla periferia arrivavano in città per frequentare le sale giochi, sudare a biliardino e tracannare qualche birra di troppo.

Questi, inspiegabilmente, avevano tutti il Motron Flash.

Prodotto dalla Romeo-Motron, rispecchiava i canoni dei classici tuboni anni ’80 cioè ruote in lega leggera, freni a tamburo sulle 2 ruote, motore a 4 marce di 50 cm³.

Era quello che costava meno di tutti e le prestazioni lasciavano francamente a desiderare. Sarà stato per questo che la casa di produzione aveva utilizzato il motore di serie Minarelli P6/4, che si prestava molto alle elaborazioni: con un carburatore nuovo e una marmitta seria vincevi tutte le gare di motorini della città.

Se poi avevi messo su una LeoVince 4 valvole non solo volavi ma quando si aprivano le valvole ti sentivano a chilometri di distanza. E il sequestro del mezzo, al posto di blocco di turno, arrivava puntuale.

Così come la scusa pronta: mi si è rotta la marmitta originale e ho montato questa. Ma solo temporaneamente.

Il numero di donne salite su questo motorino è pressoché nullo.

anni 80
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