Vuoi vedere che l’ex reuccio della politica italiana, alias il fu Matteo Renzi, porta una sfiga boia? Ricapitolando: il papà Tiziano e il braccio destro Luca Lotti sono sotto inchiesta per i fatti Consip; l’alleato politico Denis Verdini è stato appena condannato a 9 anni di reclusione, con interdizione perpetua dai pubblici uffici; il finanziatore Romeo è stato arrestato.
Povero, si fa per dire, Matteo Renzi. Da quando ha perso il referendum non gliene va più bene una. Né a lui né ai suoi compagnucci di scorribande.
Mollato prima dagli elettori e poi dai fedelissimi – su tutti la Boschi e Delrio – all’ultima direzione nazionale del Partito Democratico è apparso gonfio e ingrassato. Dopo essersi sorbito le pippe dei vari Cuperlo, Emiliano e compagnia oggi si ritrova solo, abbandonato e pure con la nomea di porta sfiga.
E sì, perché quello che sta accadendo al Giglio Magico è qualcosa di tragicomico.
Prima è toccato al babbo Tiziano e al braccio destro Lotti finire nel mirino della magistratura per l’inchiesta Consip. Poi è arrivato l’arresto per il finanziatore della Fondazione Open, Alfredo Romeo, attualmente dietro le sbarre. Infine la condanna a 9 anni di reclusione per l’alleato politico e conterraneo Denis Verdini.
La magistratura è scatenata e mena fendenti a chiunque sia ancora sul carro dell’ex premier. Che, a dire il vero, si sta svuotando in tutta fretta. E non potrebbe essere altrimenti vista l’aria che tira.
Dagospia ha sintetizzato così la situazione:
“Renzi sotto assedio: la bomba Consip sulle primarie PD con uno sfidante in campo (Emiliano) che è anche testimone dell’inchiesta e l’altro (Orlando) che è il ministro della giustizia.”
Sembra di assistere a un remake di quanto accaduto ai peones che circondavano Silvio Berlusconi – Previti, Dell’Utri, Scajola e via dicendo – prima che a Berlusconi stesso. Ed è proprio questo che dovrebbe inquietare i sonni di Renzi: il prossimo a finire nel mirino dei magistrati potrebbe essere proprio lui.
Perché, diciamocelo chiaramente, dai tempi di Mani Pulite siamo ancora un paese i cui equilibri politici vengono determinati dai magistrati. Con buona pace degli elettori, che – detto en passant – non vengono chiamati alle urne dal lontano 2013 e l’ultimo premier che hanno potuto scegliere è Berlusconi nel 2011.
Amen.