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Siamo rovinati, Dagospia rilancia: “Servirà una manovra da 23 miliardi”. Altre tasse in arrivo?

L’ex viceministro dell’economia Stefano Fassina ammette che “servirebbe una manovra da 23 miliardi.” L’attuale Ministro Padoan dice che “la ripresa è in ritardo” e non vuol sentire parlare di “manovra” ma piuttosto di “correzione”. Cambiando l’ordine degli addendi il risultato non cambia: servono montagne di soldi, come accusa Dagospia. Altre tasse in arrivo? Renzi si sta trasformando, sempre più, in un “tassatore” seriale.

 

A soli due mesi di distanza da Dagospia anche Stefano Fassina, ex viceministro dell’Economia, si e’ accorto che servirebbe una manovra da 23 miliardi di euro per riportare i conti pubblici nella carreggiata dei criteri di bilancio europei.

Il Ministro delle Finanze, Piercarlo Padoan, sfiora invece il ridicolo quando dice che la ripresa “è in ritardo”, come se stesse aspettando un treno e non fosse invece lui uno dei responsabili della politica economica italiana. Quello che entrambi non dicono è che il saldo IRES (imposta sui redditi delle imprese) che deve essere versato entro luglio sarà nullo o addirittura negativo rispetto all’acconto versato.

Il perverso meccanismo secondo il quale le imprese versano in anticipo una parte delle tasse basandosi sul fatturato dell’anno precedente non tiene infatti conto di 5 anni di crisi. Per un semplice ragionamento statistico se l’economia arretra per vari anni consecutivi l’acconto versato prima o poi coinciderà con il saldo da versare e questo e’ proprio quello che potrebbe succedere quest’anno. Quando il Ministero delle Finanze divulgherà i dati relativi all’entrate IRES avremo la sorpresa di un Stato a cui non mancano solo 23 miliardi per chiudere i conti, ma almeno 30.

Una Waterloo in piena regola che non dipende dai “Gufi” o da chi rema contro, ma da una politica economica senza contenuti e senza riforme che pensa di restare agganciata all’Euro semplicemente con gli annunci o con 80 euro in busta paga che non sono serviti, e non serviranno, a niente se non a scassare ancora di più il bilancio dello Stato.

E Padoan? Che da presidente dell’OCSE da Parigi ci ammoniva a tener sotto controllo le spese, ora che cosa fa? Niente di niente, la sua trasformazione da rigido tecnico controllore del governo in politicante propagandista si e’ completata con la promessa: “Nessuna manovra”.

Probabilmente ha ragione: non la chiameranno “manovra” la chiameranno “Pippo”, ma il concetto sarà sempre quello di rastrellare 30 miliardi in tutta fretta prima che i mercati si accorgano che il debito pubblico arriverà al 140% del Pil già nel secondo semestre 2015, proprio mentre la Federal Reserve comincerà ad alzare significativamente i tassi d’interesse.

Qualcuno dica a Pittibimbo che sta per schiantarsi contro un muro di vendite di BTP, e non pensi di andare a elezioni prima perché Fassina lo ha avvisato: la manovra e’ tua e te la gestisci tu!