Letta jr, l’uomo dei rapporti con Bilderberg, Aspen, Trilateral. E VeDrò, dove spuntano Alfano e Renzi
Sono finite le consultazioni. Domani, probabilmente, Enrico Letta consegnerà la lista della sua squadra di governo a Giorgio Napolitano. Tranne sorprese, lo scenario che ci si presenterà sarà quello di un inciucio esplicito con un esecutivo targato Pd-Pdl-Scelta Civica. Nessuna sorpresa in realtà: da anni Enrico Letta bada a costruire reti di rapporti con tutti, da politici di ogni fronte a banchieri e manager. Il tutto tramite un intreccio di enti, fondazioni e associazioni di peso, in Italia e nel mondo. Dal Bilderberg ad Aspen, dalla Trilaterale al Cespi, fino a VeDrò, il think tank fondato dallo stesso Letta e, tra i cui partecipanti, spunta anche Angelino Alfano.
di Carmine Gazzanni
Basti ricordare alcune dichiarazioni per capire come Enrico Letta sia l’uomo del dialogo con tutti. O, se si preferisce, dell’inciucio. Era il 2005, ad esempio, quando il nipote di zio Gianni elogiava il Cavaliere: “io sono un grande fan di Berlusconi. Berlusconi ha fatto la storia d’Italia degli ultimi 10 anni, anche se vorrei che fosse meno sborone e raccontasse meno balle agli italiani […] Vorrei, a prescindere dall’esito delle prossime elezioni, (Berlusconi, ndr) dicesse subito che lui si impegna a rimanere nella vita politica italiana e a mantenere la sua leadership del Polo. Perché il mio grande timore è che un Berlusconi che pareggi o perda faccia un biglietto per Tahiti. Se Berlusconi facesse questo gesto sarebbe la tomba del bipolarismo italiano”. Due anni dopo parlava invece di un suo ipotetico governo: “nel mio governo ideale vorrei gente in gamba, anche se sta nella Casa della Libertà di Berlusconi: penso a mio zio Gianni, a Casini, a Tabacci, a Vietti e a Tremonti”. Occhio riguardoso, poi, anche nei confronti di Napolitano e tecnici: “il 2011 – scriveva a fine anno su facebook – è stato l’anno che ha definitivamente consacrato Napolitano come forse il più grande presidente della Repubblica che l’Italia abbia avuto. Ha letteralmente salvato il Paese insieme a Monti”.
Insomma, nell’ottica delle cosiddette larghe intese volute da Giorgio Napolitano, Enrico Letta è l’uomo ideale. A dirlo, peraltro, non sono solo alcune delle tante dichiarazioni rilasciate nel corso degli anni (eloquente anche quella di qualche mese fa secondo cui sarebbe preferibile “che i voti vadano al Pdl, piuttosto che dispersi verso Grillo”), ma anche – e soprattutto – la partecipazione frequente in tante e tante fondazioni nei cui consigli Letta jr siede accanto a tutti: manager, banchieri, politici di sinistra ma anche di destra. Un intreccio spaventoso entro il quale il presidente incaricato ha saputo intessere le giuste amicizie.
Nonostante i suoi 47 anni, infatti, Enrico sa il fatto suo. Non è un caso, allora, che il suo nome spunti in tante e tante fondazioni. A cominciare dal Club Bilderberg la cui partecipazione, ormai, è diventata questione di rito. Nell’ultima convention tenuta l’anno scorso in Virginia, tra i partecipanti italiani, oltre al nome di Letta, spunta quello di Franco Bernabè, numero uno di Telecom, Fulvio Conti, general manager di Enel, John Elkann (Fiat) e quello della giornalista Lilli Gruber.
Sarà semplicemente un caso, ma nel consiglio direttivo dell’Aspen Institute – uno dei maggiori think tank italiani e internazionali fondato da David Rockfeller – di cui Letta jr è vicepresidente, spuntano i nomi anche di Conti e di Elkann. Non solo. Basta spulciare la lunga lista dei “soci sostenitori” per rendersi conto che, tra le tante banche e multinazionali, a finanziare la fondazione ci sono anche Enel, Telecom e Fiat. Insomma, i nomi che ricorrono sono sempre gli stessi.
Non solo. Rimaniamo ancora sull’Aspen per comprendere come Letta jr sia la persona più indicata per le larghe intese (termine più “accettabile” del suo sinonimo ‘inciucio’). Solo a guardare i quattro presidenti onorari vengono i brividi: Giuliano Amato, il “tecnico” cui dobbiamo la svendita della lira e che oraè uno dei nomi in lizza per il ministero dell’economia; Carlo Scognamiglio, ex ministro della Difesa sotto il Governo D’Alema (’98-’99), dopo essere stato Presidente del Senato con i voti di Forza Italia; Gianni De Michelis, travolto dallo scandalo Tangentopoli, condannato in via definitiva a 1 anno e 6 mesi patteggiati per corruzione nell’ambito delle tangenti autostradali del Veneto e 6 mesi patteggiati nell’ambito dello scandalo Enimont; infine Cesare Romiti, ex dirigente della Fiat, cui nel 2000 la Cassazione ha confermato la condanna a undici mesi e dieci giorni di reclusione per falso in bilancio, finanziamento illecito dei partiti e frode fiscale relativa al periodo in cui ricopriva la carica di amministratore delegato del gruppo Fiat, consigliere in RcsMediaGroup e Impregilo.
E poi tutti gli altri: il presidente Giulio Tremonti, Lucio Stanca (ex senatore di Forza Italia famoso per aver fondato il partito insieme a Berlusconi nel 1994), Franco Frattini, zio Gianni Letta, l’ex presidente di Confindustria Emma Marcegaglia, Romano Prodi, Mario Monti, Lorenzo Ornaghi. Insomma, il terreno ideale per parlare di larghe intese.
Il nome di Letta, come se non bastasse, compare anche nel circuito italiano di un’altra associazione privata internazionale di punta com’è quella della Commissione Trilaterale. E anche qui a fare compagnia al presidente incaricato sono nomi piuttosto autorevoli: ancora Mario Monti, il sottosegretario agli Esteri Marta Dassù, John Elkann, l’ex numero uno di Finmeccanica Pier Francesco Guarguaglini, Carlo Pesanti (membro cda di Mediobanca), Marco Tronchetti Provera e Marcello Sala (consigliere di Intesa San Paolo).
Ma non è finita qui. La rete di contatti e amicizie che Enrico Letta è riuscito a crearsi è evidente se si va a spulciare il comitato di un altro think tank, direttamente fondato dal piddino. Stiamo parlando di VeDrò. L’associazione prende il nome dal paesino di Drò sul lago di Garda. Qui, negli ultimi giorni d’agosto, si riuniscono in plenaria per tre giorni di presentazioni, feste e dibattiti. “I vedroidi – come vengono chiamati sul sito – sono accomunati dalla disponibilità ad apprendere costantemente, a mettersi in discussione, ad analizzare temi e fenomeni senza barriere ideologiche o tesi precostituite, secondo una chiave interpretativa lungimirante che vada oltre la contingenza dei dibattiti in corso”. Che sia “senza barriere ideologiche” è assolutamente inequivocabile: tra i partecipanti ai convegni ci sono praticamente tutti. Non solo uomini del Pd (da Giovanna Melandri a Matteo Renzi, da Debora Serracchiani a Michele Emiliano), ma anche tanti berlusconiani come Angelino Alfano, Anna Maria Bernini, Mara Carfagna, Nunzia De Girolamo (presente anche il suo consorte, il democratico Francesco Boccia), Maurizio Lupi, Laura Ravetto, Renata Polverini. Presente anche qualche finiano come Giulia Bongiorno, Benedetto Della Vedova e Adolfo Urso; qualche leghista come Giancarlo Giorgetti e Flavio Tosi. Senza dimenticare il tecnico Filippo Patroni Griffi. Insomma, tutti.
E non solo politici, peraltro. Così come per quanto riguarda Bildeberg, Trilaterale e Aspen, anche VeDrò pullula di banchieri, manager e imprenditori. Sono vedroidi, ad esempio, anche Mauro Moretti, numero uno delle Ferrovie (tra i soci anche dell’Aspen, peraltro), gli imprenditori Luisa Todini, Gian Luca Rana e Domenico Procacci, l’ex ministro Corrado Passera, Ernesto Albanese (dg Atahotels), Domenico Arcuri (ad Invitalia), Roberto Arditti (responsabile comunicazione Expo), Franco Baronio (ex numero di Bpl), Paolo Bertoluzzo (ceo di Vodafone), Antonio Calabrò (vicepresidente Pirelli), Luigi De Siervo (numero uno RaiTrade) e Stefano Lucchini (consigliere Eni). Piccola particolarità: molte di queste società compaiono anche tra i soci – ancora una volta – dell’Aspen. Insomma, una rete che sembra non avere limiti e fine quella che gira intorno a Enrico Letta.
Finita qui? Certo che no. Il nome del piddino compare anche in altre fondazioni, come ad esempio il Cespi e l’IAI (Istituto Affari internazionali) di cui la nostra testata già si è interessata. Nella prima, tra gli altri, spuntano nel comitato direttivo anche i nomi di altri democratici come Livia Turco, Gianni Pittella e Lapo Pistelli, quello di Giorgio Gomel (responsabile Servizio Studi e Relazioni Internazionali della Banca d’Italia), quello di Pier Carlo Padoan (capo economista e vicedirettore generale dell’Ocse), di Antonio Missiroli (direttore dell’Istituto di Sicurezza dell’Unione Europea) e del già citato Giuseppe Scognamiglio.
L’IAI non è da meno: presidente onorario Ciampi, presidente Stefano Silvestri (membro della Trilaterale insieme allo stesso Letta), poi Emma Bonino, l’ex onorevole Pdl Margherita Boniver, il Direttore Generale di Bankitalia Fabrizio Saccomanni, Innocenzo Cipolletta (ex Presidente di Ferrovie dello Stato, de Il Sole 24 Ore ed ex direttore generale di Confindustria) e Marco Forlani (direttore delle relazioni esterne di Finmeccanica). E poi, ancora, Piero Fassino e il sottosegretario degli Esteri Marta Dassù la quale è anche, con Letta e Silvestri, membro di punta della Trilaterale.
Era il 2006 quando Lapo Pistelli, in un’intervista al Corriere, faceva questo ritratto dell’amico Letta: “è l’Amato del Duemila” perché “al pari di Giuliano è dentro tutti i giochi. In quelli di Prodi e in quelli di Walter Veltroni, in quelli di Massimo D’Alema e in quelli di Pierferdinando Casini. Addirittura in quelli di Giulio Tremonti”.
Come dargli torto…