Napolitano, Letta, Renzi: tra passato, presente e futuro in nome dell’ambiguità politica
Un conflitto generazionale che si sedimenta grazie ad un minimo comune denominatore: ambiguità politica e affiliazione a logge. Napolitano, Letta e Renzi messi l’uno di fronte all’altro sono lo specchio di un centrosinistra al capolinea rovinato dalle lotte interne. Napolitano bis è il passato : il Presidente della Repubblica comunista al contempo membro della commissione Trilaterale e dell’esclusivista Aspen Institute. Letta junior è il presente: il presidente del nuovo governo apparentemente del Pd ma tanto amante del Pdl, un’ambiguità necessaria per sedare il clima politico così acceso. E poi c’è Renzi, il futuro : il rottamatore del populismo grillino e dell’importanza mediatica del berlusconismo, su cui il centrosinistra investe tutto per non morire per sempre.
di Maria Cristina Giovannitti
Cosa hanno in comune Giorgio Napolitano, presidente della Repubblica, Enrico Letta, neo presidente del Governo e il leader del PD, Matteo Renzi? A colpo d’occhio, se esistesse ancora l’ideologia politica, potremmo dire lo schieramento di centrosinistra. In realtà la risposta non è corretta. Sarebbe meglio dire che per tutti e tre la parola d’ordine è “ambiguità politica”: essere in apparenza di centrosinistra ma avere un debole così forte per il centrodestra da fare gli interessi di tutti. Per il piacere di tutti i politici.
IL FUTURO NASCE DAL PASSATO CON NAPOLITANO – Di nuovo Presidente della Repubblica, secondo una rielezione senza eguali nella storia d’Italia. Suo malgrado. O con un pizzico di piacere, secondo quanto riferisce Sandro Gozi, deputato del Pd, il quale avrebbe affermato della felicità di re Giorgio per la rielezione, alla quale lavorava da tempo. Felice o no, certo è che l’Italia – Paese per vecchi – con il Parlamento più giovane della storia repubblicana ripesca l’attempato – 88enne – Napolitano con un consenso pari all’80%. Un appoggio quasi unanime per un Presidente apparentemente ‘comunista’ ma che fa parte di un circolo lobbista di potenti. Roba da destra, si direbbe.
Ecco che re Giorgio, in questo modo, piace a tutti gli schieramenti perché sta ‘un po’ qua e un po’ là’. Napolitano è membro della Commissione Trilaterale, una loggia esclusivista fondata dai potenti Rockefeller e che ha come colleghi italiani, Mario Monti e Vittorio Grilli. Ma in realtà il nostro Presidente della Repubblica non ha disdegnato neanche le iniziative della Aspen, un entourage di potenti che si riuniscono a porte chiuse, così come scrivono nel sito: “Il metodo Aspen privilegia il confronto e il dibattito a porte chiuse”. Guarda caso, nel giro di Aspen compare il giovane Enrico Letta che, insieme allo zio Gianni, fa parte dell’esecutivo della lobby. In questo gruppo di amici/ colleghi che re Giorgio pesca il nuovo Presidente del Governo: Letta junior ha tutte le caratteristiche per portare un po’ di tregua nel Pd e consensi del Pdl.
IL PRESENTE E’ IL GOVERNO LETTA-ALFANO – Letta junior è il Presidente che ha creato un equilibrio tra le parti, l’uomo scelto da Napolitano a cui il Parlamento ha dato la fiducia. In fondo il giovane Enrico Letta piace proprio perché non è schieratamente del Pd, né oppositore veemente del Pdl ma è al timone di un esecutivo che affida i ministeri chiave ai berlusconiani e briciole ai bersaniani. E lui accetta, pur essendo del Pd. Ambiguità politica è la caratteristica tipica di Napolitano e che riconosce nel giovane Letta: oltre la parentela con il berlusconiano zio Gianni Letta, molte sono state le scelte politiche un bel po’ paradossali.
Considerando le sue votazioni in Parlamento, Letta junior è riuscito a votare contro la moratoria per il nucleare – Decreto Omnibus – e il pareggio di bilancio. Inoltre è stato assente nella votazione riguardo al Fiscal Compact, alla partecipazione italiana alle missioni militari in Siria e al mercato di stabilità. E’ riuscito a remare contro il suo stesso schieramento e rifarsi ai due leader opposti: Berlusconi e Monti.
Di Silvio Berlusconi il 18 settembre 2005 diceva: “Sembrerà assurdo ma se non si era capito io sono un grande fan di Berlusconi”. Passano gli anni – 13 luglio 2012 – ma l’ammirazione resta: “Preferisco che i voti vadano al Pdl piuttosto che dispersi verso Grillo”. Una guida politica Berlusconi è per Letta junior, il quale – appena insidiatosi – riprende il cavallo di battaglia del Pdl: abolire l’Imu. Fortemente sentita una predilezione anche per il ‘collega di logge’ Mario Monti: oltre ad essere entrambi uomini della Trilaterale – Aspen – Bilberberg P2 (Monti fa parte del direttivo), il Corriere della Sera ha fotografato il loro scambio di pizzini, dove Letta junior chiede consigli a Monti.
MATTEO RENZI, INVESTIMENTO E GARANZIA FUTURA PER IL PD – Le acque sembrano acquietate in Parlamento. Sembrano seppur l’occhio guardingo del giovane Matteo Renzi sta a scrutare il nuovo esecutivo: al primo accenno di ‘scricchiolìo’ lui sarà lì pronto per candidarsi. E’ la punta di diamante del Pd, per le sue qualità da leadership. I sondaggi Swg lo danno per favorito con il 56% dei consensi. Lui piace perché è il ‘nuovo che avanza’, nonché il rottamatore che, come Napolitano e Letta, prende ‘un po’ qua e un po’ là’. E così il giovane Renzi è il giusto tassello in un puzzle di ambiguità politiche: da Grillo ha rottamato il populismo, la campagna elettorale del tour, la politica delle piazze, l’ombra di Casaleggio che, per Renzi, si manifesta nello spin doctor Giorgio Gori. Da Berlusconi ha ripreso l’abilità mediatica: lo ricordiamo alla Ruota della Fortuna ed ora come ospite speciale alla trasmissione Amici di Maria De Filippi. Un sicuro rigeneratore futuro per un centrosinistra ormai al capolinea anche se di lui si ricordano episodi da ‘uomo di centrodestra’ come per esempio una cena con i vertici della finanza organizzata da Davide Serra, uno degli esponenti del Fondo Algebris – fondo per i private banker – oppure il thè sorseggiato tete a tete ad Arcore con l’allora premier Berlusconi.
La brodaglia Pd-Pdl è pronta e servita con il nuovo esecutivo.