TERREMOTO EMILIA/ Dalla Calabria il guscio protettivo. Lo fa Antonino De Masi, l’Antibanche e ‘ndrangheta
Una cella in cui rifugiarsi in caso di terremoto. Il “guscio” s’installa nelle proprie case e resiste a un crollo di 10 tonnellate. Lo inventa Antonino De Masi, imprenditore calabrese impegnato contro gli abusi delle banche e la pressione della ‘ndrangheta. Ne regalerà 10 esemplari ai terremotati dell’Emilia.
di Mattia ed Emiliano Morrone
Siamo a Gioia Tauro, in Calabria. Parlare con Antonino De Masi esalta e spiazza. Non si capisce, infatti, se sia un interlocutore visionario o estremamente concreto. Non ha fame di profitto, lotta da anni contro i tassi bancari, con cause in cui ha dimostrato interessi da usura praticati da istituti di credito italiani, i quali hanno aggirato le regole grazie al tasso effettivo globale medio (Tegm). Inoltre, De Masi paga il giusto ai suoi dipendenti, è contro lo sfruttamento, non versa il pizzo e ritiene che il rapporto fra titolare d’impresa e lavoratori debba concepirsi fuori dello schema capitalistico. «È una collaborazione alla pari – ci ha detto – che ha un obiettivo comune».
Nella storia della famiglia De Masi ci sono le macchine per l’agricoltura e il rispetto della persona. L’imprenditore ha inventato una cella per ripararsi nella propria abitazione dai terremoti. L’idea, ci ha spiegato, è nata anni fa, dalla notizia di una sfera galleggiante, concepita in Giappone per salvare le persone dopo Fukushima.
De Masi si è chiesto come intervenire nelle case in modo semplice ed efficace; come preservare gli abitanti da cedimenti provocati da scosse sismiche. Intervistato, ha subito precisato che la sua cella, di acciaio, non è un elemento antisismico. Si tratta, piuttosto, di una struttura che offre riparo, posto che, quando si avverte il terremoto, si sentono tanti consigli: uscire subito fuori, mettersi sotto una trave, sotto il letto o sotto il tavolo. Dieci esemplari del “guscio” protettivo, che resiste a crolli di 10 tonnellate, saranno regalati ai terremotati dell’Emilia.
«Niente è più importante della propria libertà», ha sottolineato De Masi, che si dimise da Confindustria calabrese quando s’accorse di anomalie, chiamato da Emma Marcegaglia fra i garanti. L’imprenditore respinge le semplificazioni, avverte che spesso i colleghi del Nord arrivano per pagare mazzette alla ‘ndrangheta e piegarsi a una legge innaturale e contro lo Stato.
Nel nostro lungo incontro, De Masi ci ha intrattenuto sul signoraggio bancario, la dignità della persona e il legame fra indebitamento pubblico e tenore di vita. Si è definito utopista con un sogno: lasciare ai figli e ai posteri una memoria delle proprie azioni. Ha chiuso così: «Vorrei che ciascuno fosse giudicato per ciò che fa, non per altro».
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