ISERNIA/ Una Procura in sonno…
Come i massoni “in sonno”, per non fare danni o per evitare guai, così la Procura di Isernia, una provincia – salvo casi eccezionali – dove sembra non succedere mai niente, a parte qualche rom o figlio di papà arrestato per possesso di stupefacenti. Le inchieste, il marcio da scoperchiare, i criminali da arrestare sono faccende ad uso e consumo – esclusivo – della Procura di Larino, che negli ultimi anni ci ha “deliziato” con ottime indagini.
Da Black Hole alla Turbogas, per finire ad Open Gates (solo per citarne alcune), i magistrati frentani dimostrano con fatti e intercettazioni l’esistenza di un sistema deviato di potere che vuole governare il Molise sulla pelle dei molisani.
Nella Provincia di Isernia, nonostante la massiccia presenza della criminalità organizzata, nonostante lo smaltimento di rifiuti tossici, nonostante pizzo, usura e riciclaggio, nonostante cementificazioni selvagge, nonostante blablabla (si potrebbe continuare con un elenco da far invidia a “Vieni Via Con Me”) tutto tace. E questo non perché i cittadini o la stampa non abbiano denunciato più e più volte le varie situazioni a rischio che flagellano il territorio pentro, ma perché – inspiegabilmente – quelle denunce non vengono prese nella giusta considerazione.
Nel mare di Termoli venivano sversate, secondo gli inquirenti che hanno curato Open Gates, sostanze ritenute pericolose? A Isernia, dove non c’è il mare, i liquidi dello stesso tipo vengono smaltiti nei fiumi.
A Campomarino, secondo le accuse relative all’affaire-porticciolo, c’era di mezzo la camorra? A Venafro, da anni, i camorristi si occupano di appalti pubblici e, in alcuni casi, anche privati.
L’unica vera inchiesta coordinata dalla Procura di Isernia negli ultimi anni, vale a dire Piedi D’Argilla, sapete cosa ha dimostrato? Che l’ex Procuratore, La Venuta, era in combutta – secondo le accuse – con “i cattivi”; che diversi esponenti delle forze dell’ordine (qualcuno in passato ha fatto persino i nomi) erano sulla stessa lunghezza d’onda di La Venuta; che l’unico “sbirro” degno di questo nome, Bandelli, ha dovuto subire angherie e ingiustizie fino a pagare con il trasferimento in altra sede, da Venafro a Foggia, e con diverse altre forme di mobbing ai limiti dell’insostenibile.
Ora che il Procuratore è cambiato con l’arrivo di Paolo Albano, si spera che le cose possano cambiare, che ci sia un’attenzione maggiore verso gli affari sporchi e gli intrecci tra imprenditoria, politica e mafia.
Il sonno è durato fin troppo.