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LAVORO/ Le imprese all’attacco della Cgil: “Sei un iscritto Fiom? Non avrai pace”

L’ultima novità è l’arretramento del contratto dei lavoratori Fiom della Fiat Powertrain alle condizioni del 2008. Con un significato inequivocabile: se sei iscritto ad altri sindacati la busta paga è più alta, se scegli la Fiom la mensilità scende anche di trecento euro. Intanto continuano anche le lotte solitarie degli operai della Dr Motor iscritti allo stesso sindacato. Penalizzazioni anche alla Solagrital di Bojano. Il coraggioso Giuseppe Spina, sempre Cgil, ha pagato un prezzo altissimo per le sue lotte: la cassa integrazione e l’impossibilità di raggiungere il traguardo della pensione dopo 36 anni di lavoro. Anche altri lavoratori stanno subendo vessazioni. Ma nessuno di loro ha il coraggio di parlare.

di Viviana Pizzi

Essere sindacalisti significa essere persone scomode. In Italia purtroppo si fa la politica del gambero. I tempi delle rivendicazioni sono finiti e chi parla viene punito. Accade in diverse aziende molisane. A pagarne le conseguenze sono sempre persone vicine alla Cgil. Nel caso degli operai metalmeccanici ad avere la peggio sono quelli della Fiom. Nell’agroalimentare ne fanno le spese quelli della Fiat.

La cosa più eclatante è quella che si sta verificando in questi giorni alla Fiat Powertrain di Termoli. Dove se sei Cisl o Fismic la busta paga è di poco più di mille euro. Se appartieni alla Fiom Cgil il tutto scende a 800 euro. Una vera e propria ingiustizia figlia della sentenza del Tribunale di Larino che ha reintegrato le rappresentanze Fiom all’interno dell’azienda.

Una decisione certo poco gradita ai vertici aziendali che, mediante una lettera inviata a tutti gli iscritti Fiom hanno deciso di applicare loro il contratto del 2008.

Ma tutto questo che significa? Niente scatti di anzianità, niente aumenti legati al nuovo accordo ma soprattutto meno soldi in busta paga. Con uno scarto che arriva a superare anche quota trecento euro. L’unica colpa: essere iscritti alla Fiom Cgil. A denunciarlo alla nostra testata ci ha pensato uno dei lavoratori destinatario del provvedimento. Per questioni di opportunità ha deciso di rimanere anonimo ma ci ha dichiarato:”Sono un monoreddito, questo mese in busta paga ci ho trovato poco più di ottocento euro. Mia moglie non lavora e devo mantenere anche i miei tre figli. Così rischio, alla pari degli altri compagni destinatari dello stesso provvedimento, di non riuscire a mettere il pane a tavola tutti i giorni”. Una situazione davvero grave che per ora il sindacato di riferimento non ha ancora commentato. Ma le verifiche sono già state avviate per capire quanto sia esteso il fenomeno.

Non se la passano certo meglio gli iscritti alla Fiom Cgil che lavorano per la Dr Motor di Macchia di Isernia. Non vengono pagati da mesi e il sindacato ha avuto difficoltà ad inserirsi. Come sottolineato anche nella nostra inchiesta DR MOTOR/Finta produzione e operai non pagati: ma il Governo gli affida Termini Imerese i lavoratori delegati Fiom solo da un anno hanno ruoli all’interno dell’azienda. E, come accade ai colleghi della Fiat, se si ribellano vengono lasciato completamente soli. Questi ultimi sono stati isolati dagli stessi colleghi della Cisl e della Uil.

Come dimostra una nota pubblicata solo qualche mese fa dagli stessi lavoratori. “Noi lavoratori della Dr Motor Company SpA iscritti FIOM-CGIL, di fronte alle dichiarazioni afirma della FIM-CISL  (Iallonardi Cesare) e UILM-UIL (Giuliani Donato), apparse su un noto quotidiano regionale comunichiamo agli organi di stampa quanto segue: siamo in sciopero da otto giorni (dal 13 febbraio 2012), con presidio davanti ai cancelli della DR Motor, ovviamente rimettendoci il salario, per rivendicare il pagamento delle mensilità di Novembre, Dicembre, Tredicesima 2011 e Gennaio 2012 per mantenere le nostre famiglie;  non abbiamo mai visto e conosciuto fino ad oggi, i signori Cesare Iallonardi della FIM e Donato Giuliani della UILM, né tanto meno ricevuto da loro solidarietà per la lotta che stiamo portando avanti per noi e gli altri colleghi; allo stato attuale siamo stati lasciati soli in quanto le Istituzioni non hanno mostrato alcun interesse per le nostre rivendicazioni e pochi parlano della nostra condizione che stiamo vivendo e non comprendiamo il perché; la Cassa Integrazione era in programma già da mesi e non è la soluzione ai nostri problemi, perché noi vogliamo lavorare, ed essere retribuiti per portare avanti le nostre famiglie; la Fiom-CGIL, che in questo momento ci rappresenta, è da mesi che chiede incontri alla Direzione aziendale per il rientro degli stipendi ed avere garanzie sul futuro occupazionale di tutti i lavoratori Dr , ma non ha, ad oggi, avuto risposta”.

Accade lo stesso ai lavoratori della Solagrital che hanno il coraggio di denunciare quanto sta avvenendo all’interno della loro azienda. Non tutti hanno la forza di metterci la faccia ma la persecuzione va indirizzata soprattutto a chi lotta a viso aperto contro le ingiustizie mettendoci cuore e anima. È il caso di Giuseppe Spina di recente posto in cassa integrazione dopo aver gridato al mondo intero che c’era qualcosa che non andava. “Ho pagato –ha dichiarato attraverso il social network facebook-  per aver cercato di ridare un senso al sindacato “vero” che aveva perso la sua funzione di tutela e di difesa degli interessi dei lavoratori provando a restituirgli una credibilità e una dignità che da tempo non aveva più legandosi mani e piedi ai voleri di qualche “burattinaio”.

Giuseppe Spina nonostante tutto dopo 36 anni di lavoro rischia di non poter godere la sua meritata pensione. Ma allo stesso tempo si augura che tutti i lavoratori possano veder risolta in meglio la loro situazione. Anche lui è un iscritto Cgil.