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MICHELE IORIO/ Un satrapo tutto d’un pezzo: solo, stordito e noioso

Per satrapo intendiamo una persona “che esercita il suo ufficio con grande sussiego, dandosi un’importanza sproporzionata alla carica”. Michele Iorio? Approssimativo, inconcludente, ripetitivo e confuso. Il ritratto del perfetto candidato perdente. Se solo la sorella avesse qualche voce in capitolo, dopo la “débâcle del Tar, gli ordinerebbe di andarsene al parco a dar da mangiare ai piccioni. E invece lui, testardo, vuole a tutti i costi metterci la faccia. Quella di un satrapo tutto d’un pezzo…

di Viviana Pizzi

Il satrapo democristiano è in declino. La conferenza stampa indetta questa mattina a Campobasso, per spiegare la sua posizione in merito alla sentenza del Tar che ha annullato le regionali dello scorso anno, altro non è che la controprova. Proviamo a farne l’analisi da un punto di vista sociologico, comunicativo e politico.

Il Presidente uscente Michele Iorio aveva accanto qualche assessore. Ma non tutti. C’era Michele Scasserra di Molise Civile, lista che probabilmente non verrà riammessa alla competizione elettorale, Luigi Velardi dell’Udc, partito che in altre regioni non si fa eleggere con il Pdl, e Filoteo Di Sandro, in quota Pdl ma pronto a fargli le scarpe qualora il potere dovesse cambiare mano. Infine c’era il presidente del consiglio regionale Mario Pietracupa, cognato dell’europarlamentare Aldo Patriciello, ex primo nemico di Iorio e ora suo intimo sostenitore.

In sostanza Iorio è sostenuto da un partito che non potrà competere alla prossima campagna elettorale, Molise Civile, dall’Udc che in Molise conta quanto il due di picche, e da un tizio, il Di Sandro, che è l’ultimo dei fedelissimi e il primo dei “traditori” (politicamente parlando, ça va sans dire).

Risultato: Iorio è messo maluccio.

Andiamo a vedere invece chi mancava all’appello, quindi chi erano i rimanenti tre assessori assenti. Avranno chiaramente avuto “impegni istituzionali cui non si poteva rinunciare” ma il dato che salta agli occhi è questo: Angiolina Fusco Perrella, Antonio Chieffo e Gianfranco Vitagliano sono i primi tre topolini ad aver abbandonato la barca che affonda.

Cercano di rifarsi una verginità prendendo le distanze da un Presidente uscente oramai visto più come un appestato che un leader politico. Chapeau per l’eleganza.

Ci siamo chiesti allora: come sta il satrapo Iorio? (Per satrapo intendiamo buona la definizione Treccani, quindi parliamo di una persona “che ostenta e fa pesare la sua autorità, che esercita il suo ufficio con grande sussiego, dandosi un’importanza sproporzionata alla carica”).

All’apparenza il satrapo sembrava tranquillo, sul volto nessun movimento facciale che denotasse insicurezza o altro. Mani sul tavolo o all’altezza del viso. Si è mostrato sereno nei confronti dei suoi elettori. O meglio, ha cercato di farlo credere.

Sornione, ha aperto la conferenza stampa con parole ai limiti del ridicolo: “Quanta gente. E siete tutti i migliori, nemmeno Barack Obama ha questo seguito”. Cercare di farsi coraggio con certi paragoni azzardati è di una tristezza infinita.

Iorio non si aspettava questa sentenza, come lui stesso ha confermato, non pensava di dover ritornare alle urne e, di fatto, lo scongiurava vista anche la situazione critica che si è venuta a creare all’interno della maggioranza di centrodestra.

Dove appare ormai chiaro che ci sono due Pdl: quello di Iorio, Patriciello e Di Giacomo e quello di Vitagliano, Fusco Perrella e Chieffo. Di Sandro invece sta ancora aspettando di capire dove tira il vento.

Nel frattempo Michele Iorio si è rifugiato nel classico schema “mordi e fuggi” sparando bordate sugli avversari politici di turno, Paolo Di Laura Frattura e Antonio Di Pietro rei il primo per aver festeggiato il risultato del Tar e il secondo per il commento espresso all’indomani della sentenza dei giudici amministrativi. Forse dovrebbe pensare prima a guardare alle mele marce nel suo paniere che in casa d’altri. Ma il Presidente uscente difetta di lucidità nell’ultimo periodo, come dargli torto con tutte le batoste che sta prendendo.

Non ho mai detto che non avrei presentato ricorso al Consiglio di Stato come hanno annunciato i miei avversari– tira dritto Iorio – quindi lo presenterò perché è mio diritto. La sentenza del Tribunale amministrativo, che ad oggi non è chiara può essere nettamente rivista dal Consiglio di Stato. È già accaduto che l’organo di giustizia amministrativa abbia ribaltato una sentenza di annullamento delle elezioni”.

Dubbio amletico: Michele Iorio si ricandida? Certo che sì, figurarsi se un satrapo capisce quando è il momento di lasciare il passo. Meglio affondare tutti insieme che cedere ad altri lo scettro.

Tanto è vero che sul punto Iorio non mostra incertezze: “Mi ricandido anche se non so ancora se sono ricandidato d’ufficio. La sentenza non è chiara in merito, quindi attendiamo di conoscerne le motivazioni”.

A questo punto viene fuori la questione delle elezioni comunali di Isernia. Ed è qui che il presidente Iorio mostra il suo nervosismo. Sa che la partita è tutt’altro che chiusa e che la vittoria di sua sorella Rosa tutt’altro che scontata. Eccolo quindi tirare fuori la solita storiella della stampa nemica. “In questi giorni il sistema mediatico nazionale, indirizzato dai soliti personaggi locali ha messo in atto una campagna di strumentalizzazione ai nostri danni. Si è parlato di noi sul Corriere della Sera, su Repubblica e non so ancora su quale altro giornale. È tutta una campagna diffamatoria per strumentalizzare il ballottaggio di Isernia. Ma questo non inficerà sul voto delle comunali e questa sera chiuderò anche la campagna elettorale del centrodestra”.

Di entrare nel merito del nostro filmato ripreso dal Corriere, perché a quello si riferiva, neanche a parlarne. Di dar fiato alle trombette, invece, quello sì.

Approssimativo, inconcludente, ripetitivo e confuso. Il ritratto del perfetto candidato perdente. Se solo la sorella avesse qualche voce in capitolo, dopo la débâcle del Tar, gli ordinerebbe di andarsene al parco a dar da mangiare ai piccioni. E invece lui, testardo, vuole a tutti i costi metterci la faccia.

Anche perché al primo turno, prima della sentenza, Rosa Iorio si è presentata da sola a chiudere la campagna elettorale. Ora l’ex Presidente sente di rispondere in prima persona al carosello di auto che ha dimostrato, ieri sera nella sua città, di volere un cambiamento politico. E anche questo è segno di insicurezza latente, visto che finora l’ingombrante fratello non era mai intervenuto, personalmente e in pubblico, nella campagna elettorale di famiglia. In bocca al lupo.