Regione Molise: “E vissero tutti indagati e contenti …”
di Carmine Gazzanni
Una regione di indagati: da Michele Iorio a Ulisse Di Giacomo, da Aldo Patriciello a Gianfranco Vitagliano.
A cominciare dal Governatore Michele Iorio. Il Presidente, infatti, conta numerose inchieste alle spalle. Si potrebbe citare, ad esempio, quella in cui è stato indagato sui rapporti tra Regione e un importante società di consulenza, la Bain & Company. Il Governatore dichiarò subito che la scelta sulla Bain e C. fu condizionata soltanto dall’equità dei costi e dalla garanzia di qualità che la multinazionale era in grado di offrire.
Fatto sta che due furono le consulenze, per un ammontare di circa 100.000 euro, richieste ad una società per la quale, guarda caso, troviamo a lavorare Davide Iorio, figlio di papà Michele. Ma non è finita qui. Michele Iorio è stato indagato per abuso d’ufficio nell’inchiesta sulla costruzione della centrale Turbogas di Termoli (presunte assunzioni illegali e favori politici alle aziende sub appaltatrici per i lavori dell’impianto), inchiesta non ancora conclusa e che mantiene tra le file degli indagati nomi illustri della politica regionale: si va dall’assessore al Bilancio e alla Programmazione Gianfranco Vitagliano, all’ex consigliere regionale Pino Gallo, dal consigliere comunale di Guglionesi Antonio Tomei, agli ex sindaci di Termoli Remo Di Giandomenico e Alberto Montano, fino all’ex sindaco di Portocannone Domenico Rispoli.
Andiamo avanti. Il Governatore, insieme ad altri uomini politici di spicco, è stato toccato anche dalla più grande inchiesta che il Molise abbia mai vissuto. Stiamo parlando dell’ormai illustre “Black Hole”, inchiesta riguardo il “buco nero”, appunto, della sanità molisana (come ha scritto Antonello Caporale su “La Repubblica”: “il disavanzo storico è il più alto d’Italia: secondo la ragioneria dello Stato raggiunge il 18 per cento”). L’inchiesta ha visto complessivamente 110 indagati tra politici, amministratori regionali, imprenditori, medici, infermieri e professionisti, 117 i capi di imputazione tra cui l’associazione a delinquere contestata a 40 persone. Alcuni nomi eccellenti oltre Michele Iorio: ancora Di Giandomenico e Vitagliano, l’assessore Luigi Velardi, la deputata Sabrina De Camillis.
Pensate sia finita qui? Assolutamente no. Il Molise, per quanto piccolo, rende molto in inchieste giudiziarie. E allora come non citare anche il Presidente del Consiglio Regionale Michele Picciano, indagato per voto di scambio e concussione. Secondo l’accusa, Picciano quattro anni fa, quando era assessore regionale, avrebbe concesso 75 borse di studio da 8.600 euro di sei mesi, cercando in cambio un appoggio per la campagna elettorale del 2006.
D’altronde è come una tradizione avere questi rapporti poco invidiabili con la giustizia quando si è Presidente del Consiglio regionale: il suo predecessore, Mario Pietracupa (ora consigliere regionale), è stato condannato in primo grado ad un anno e sei mesi per abuso d’ufficio. Qui la vicenda ruota attorno alla destinazione d’uso della struttura sanitaria “Fondazione Pavone” di Salcito, messa sotto sequestro dal 2004 e mai entrata in funzione.
Qui i capi d’accusa andavano, a seconda degli imputati, da abuso in atti d’ufficio, tentata malversazione e tentata truffa e violazione dei sigilli. L’ex Presidente Pietracupa è stato condannato insieme al cognato ed eurodeputato Aldo Patriciello (anche per lui un anno e sei mesi). Patriciello che, d’altronde, ha una lunga esperienza alle spalle, essendo stato condannato definitivamente in Cassazione a 4 mesi per un finanziamento illecito: all’inizio degli anni ‘90 diede 16 milioni di lire a un politico amico.
E ancora. Proprio in questi giorni stanno sfilando i primi testimoni nel processo conosciuto come “la truffa del farro”, che vede coinvolto il consigliere regionale Antonino Molinaro: falsi accertamenti di regolare esecuzione delle opere, dunque fondi ricevuti indebitamente dallo Stato per alcune cooperative di Trivento (tant’è che il Ministero delle politiche agricole si è costituito parte civile quantificando un danno di circa trenta milioni di euro), fatture inesistenti. Bazzecole.
E, dulcis in fundo, come non parlare del Termoli Jet, il catamarano costato circa 8 milioni di euro di fondi pubblici, al centro di un’inchiesta portata avanti a Campobasso dal Pm Fabio Papa. Già il 13 dicembre il Pm che ha in mano le indagini aveva chiesto e ottenuto una proroga di sei mesi. Ma già nel registro degli indagati sono finite 18 persone accusate a vario titolo di “abuso d’ufficio, falso ideologico in attestazioni, elusione dei provvedimenti dell’autorità amministrativa finalizzati alla truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche tese a favorire i soci della Larivera Spa (ora Emi Holding) con realizzazione indebita di ingiustificati profitti derivanti da ingentissimi finanziamenti pubblici, stanziati a seguito di eventi sismici e alluvionali degli anni 2002 e 2003 per la costituzione di una società mista pubblico-privata”.
Tra gli altri ritroviamo Michele Iorio, Angelina Fusco Perrella, Filoteo Di Sandro, Franco Giorgio Marinelli, Luigi Velardi e Gianfranco Vitagliano. Insomma sei noni della Giunta regionale. E in più anche qui il Presidente del Consiglio regionale Michele Picciano e i consiglieri Antonio Chieffo, Rosario De Matteis e Toni Incollingo. Ai quali si aggiunge anche il Senatore Ulisse Di Giacomo.
E come se non bastasse eccolo qui il “Lodo Alfano de noantri”. In una delibera di marzo votata dal Presidente Iorio e da tutti gli assessori (ad eccezione di uno) si legge: “la Regione ha deciso che non si costituirà più parte civile nei processi penali”, con un danno economico e soprattutto morale e d’immagine colossale, in quanto, in pratica, si stabilisce che la Regione Molise rinuncerà a chiedere i danni nei procedimenti giudiziari. Chiaramente a carico dei propri stessi amministratori. Insomma, tutti indagati (quando va bene) e contenti. Loro.
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