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Ecco perché il vero anti Renzi è Di Maio e non Salvini

Luigi Di Maio

L’endorsement ufficiale arriva da chi riesce ad annusare l’aria che tira da molto lontano: ecco perché, secondo il Professore Roberto D’Alimonte, politologo e direttore del Cise, il vero anti-Renzi è Luigi Di Maio e non Matteo Salvini.

“Dietro il nostro risultato c’è un’idea di Paese. Un Paese diverso da quello che ci hanno consegnato Pd e Forza Italia. Un’idea di Paese che passa per un nuovo modo di concepire le politiche pubbliche, con al centro il cittadino e non più gli affari. Quando si pone la persona al centro delle politiche pubbliche, cambia la struttura dello Stato. La scuola non è più una spesa, ma un investimento. Gli F35 non sono più una priorità, ma uno spreco. I vitalizi diventano il passato. I soldi delle pensioni si trovano ad ogni costo, il reddito di cittadinanza diventa la prima legge da approvare (altro che legge elettorale). Equitalia diventa il nemico dello Stato, non il carrozzone da foraggiare. L’ambiente diventa un principio costituzionalmente garantito. Il lavoro un diritto. Se ci permetterete di compiere questa rivoluzione gentile, il Paese lo cambieremo davvero, insieme e senza scambi di poltrone o inciuci”.

Questo è stato il messaggio che Luigi Di Maio ha postato sulla sua pagina Facebook subito dopo le elezioni regionali. Ed emerge, chiarissimo, il suo profilo da statista in forte ascesa.

Ma davvero Di Maio ha qualche chances per diventare Presidente del Consiglio?

Secondo il professor Roberto D’Alimonte, politologo e direttore del Cise, in vista del 2018 quando si andrà a votare con l’Italicum, il ballottaggio tra M5S e Pd sarà assolutamente possibile. E a quel punto le possibilità che Di Maio vinca aumentano vertiginosamente.

In un’intervista rilasciata a La Stampa D’Alimonte analizza le caratteristiche dell’Italicum –premio alla lista e non alla coalizione – che renderebbero molto improbabile l’ipotesi di una lista unita e funzionate per il centrodestra.

Il Professore spiega infatti che “difficilmente Salvini potrà riuscire a replicare il merito storico di Silvio Berlusconi, a prendere pezzi di una coalizione frammentaria e fonderli in una coalizione vincente. Non credo che Salvini sia capace di una funzione di queste proporzioni”.

Bocciatura piena per Salvini, che nonostante i meriti per aver fatto crescere la Lega non prende piede nell’elettorato moderato, quello che poi determina la vittoria o meno di un candidato.

Ed è proprio su questo campo che Luigi Di Maio, faccia pulita e massima serietà istituzionale, toni pacati e idee chiarissime, riesce a stravincere il confronto sul leader leghista.

Salvini – spiega ancora il Professore D’Alimonte – presenta due handicap: ha posizioni politiche troppo estreme e al sud non ha ancora sfondato. La Lega Nord è al massimo un partito di centro-nord, in Puglia ha preso il 2%. A oggi Salvini non sarebbe un candidato nazionale. Piuttosto, è il M5S ad avere una distribuzione del consenso più omogenea in tutta Italia”.

Ed ecco che viene fuori tutta la forza di Di Maio, che “si mantiene fedele alla linea, ma al momento la sua immagine pubblica non è quella del grillino estremista”. A differenza di Di Battista, per capirci, visto come un Grillo più giovane.

Anche Federico Pizzarotti, sindaco di Parma, lancia Di Maio: “Non vedo alternative alla sua candidatura come presidente del consiglio per il M5S”.