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Incontro Renzi-Merkel, quanto entusiasmo. Ma anche con Monti era successo…

L’aria di euforia e gli apprezzamenti della cancelliera tedesca nei confronti delle riforme annunciate dal Premier si erano già sentiti (con le stesse parole) per il governo Monti. E Renzi dal canto suo, come scrive l’Espresso, non la delude, escludendo ogni possibilità di sforamento di bilancio.

 

Della tournée in Europa di Matteo Renzi fa tutto notizia. La maglietta della Fiorentina regalata dall’eterno sindaco a Angela Merkel, con tanto di dedica «con simpatia» di Mario Gomez, centravanti tedesco. Persino il cappotto doppiopetto abbottonato storto. Lo fa ovviamente il fatto che Angela Merkel si sia definita «impressionata», favorevolmente, dai progetti del premier italiano. Un po’ meno che lo stesso premier italiano abbia escluso categoricamente ogni sforamento di bilancio deludendo le speranza di chi si aspettava i famosi «pugni sul tavolo» e di chi pensava ad un cambio repentino degli equilibri, dando sostanza a quel «non siamo scolari», ripetuto da Renzi al Tg5.

«Merkel a Renzi: “Molto colpita”». «La Cancelliera loda il coraggio dell’Italia: “È un cambiamento strutturale”», titola l’edizione online del Corriere della Sera, chiudendo per tutti un lungo week end di massima attenzione, di riflettori accesi sul debutto europeo di Renzi.

L’entusiasmo è tanto. E non solo nei quotidiani d’area, come Europa, che titola  «Renzi-Merkel, l’alleanza pragmatica» o l’Unità che annuncia: «Merkel sostiene Renzi». E’ l’aria di novità, sicuramente, quella che fa sorvolare sul fatto che identica espressione («è impressionante vedere le misure anche strutturali che il governo è intenzionato ad adottare») Merkel l’avesse già usata, tale e quale, con Mario Monti fresco di giuramento, nel novembre del 2011.

La speranza non è però lo stesso di quando ci andava Letta, in Europa, e i titoli allora erano più freddi, nonostante anche nel suo caso Merkel si fosse detta «rallegrata». Ma, si dirà, è perché per Renzi è la prima volta in Europa, ed è vero. Poi Renzi indossa cravatte Gucci (come ha tenuto a specificare a François Hollande, cimentandosi in un neanche troppo involontario product placement), anche se per gli occhi di Angela Merkel quello che conta è altro. Per Tobias Piller, corrispondente di Frankfurter Allgemeine Zeitung, Merkel «si rivede in Renzi» perché a differenza di «Mario Monti e Letta che andavano a vedere piccoli dettagli», lui «vola più alto». E la Germania apprezza la «visione strategica». Si può chiamare stabilità. O durata. Elementi in effetti fondamentali per generare fiducia.

Si potrebbe fare come Paolo virzì, regista livornese che non ha mai nascosto una certa simpatia renziana, che twitta amaro: «cercar di collocare incontro Merkel-Renzi in una prospettiva oggettiva. Provare a dare un’occhiata su siti news tedeschi. Non trovare nulla». Se non fosse che  i suoi follower si prodigano per risparmiargli la delusione, e qualcosa trovano. Due articoli su Die Welt e uno dello Spiegel. I titoli alla vigilia dell’incontro puntano sulla voglia di sforamento: «Il primo ministro italiano provoca Merkel con l’anti-austerità», scrive il Die Welt, «Matteo Renzi vuole fare più debito e arrivare quasi completamente al limite di Maastricht sul deficit di bilancio. Il suo programma è una sfida all’austerità tedesca». Simile è la lettura dello Spiegel: «Renzi spera nel permesso di fare debito». «Sarà difficile», è però la previsione. In serata i titoli tedeschi parlano di «semaforo verde», di «via libera per le riforme di Renzi da parte della Cancelliera». Alle riforme, si badi. Alla flessibilità, soprattutto, ancora.

Renzi ha infatti rassicurato subito Merkel sull’altro tema, sullo sforamento: «L’Italia non chiede di sforare i limiti di Maastricht» ha premesso convincendo la sua collega. «Il presidente del consiglio italiano», ha infatti ripetuto Angela Merkel, «ha detto che saranno rispettati gli accordi e non ho motivo di dubitarne».

Un via libera sui vincoli, soprattutto seguito da un pubblico annuncio, sarebbe stato un evento epocale e con conseguenze notevoli, è sicuro, ma nei fatti non è stato necessario neanche prendere in considerazione il tema. Almeno secondo l’ex premier Mario Monti, convinto che Renzi «abbia fatto in modo di non mettere in imbarazzo la Germania». E forse per questo Daniela Santanché, a Piazzapulita su La7, ha potuto osare la battuta: «il fatto che Renzi avesse il cappotto abbottonato storto non mi interessa. Mi interessa che Renzi sembrasse un soldatino svizzero, preoccupato di soddisfare la Merkel».

Ma se avesse fatto notare che Matteo Renzi, quando era semplice segretario del Pd ripeteva «è evidente che si può sforare è un vincolo anacronistico», avrebbe trovato un Graziano Delrio pronto a salvare in corner, aggiungendo un punto che prima di diventare premier Renzi ometteva: «E’ ancora evidente che si può sforare. Il punto è che non ci conviene».