Italia, il paese delle grandi opere incompiute. Sono oltre 300. Il tutto a spese nostre
Si contano più di 300 grandi opere fantasma in tutta la penisola, dal Mose di Venezia ai planetari, dalle strade alle stazioni: in giro per l’Italia a conoscere cantieri di lavori mai nati o rimasti a metà. A spese dei contribuenti.
Sapevate che l’Italia è all’82esima posizione nelle classifiche mondiali per il numero di opere incompiute presenti sul territorio? Secondo Confesercenti-Ref, l’Italia figura dopo il Kenya, l’Uruguay e il Botswana per numero di opere irrealizzate sul territorio. Paesi diversi, realtà lontane. Ma anche verso l’Europa i raffronti non sono confortanti: la Francia è al quinto posto, la Germania al nono, il Portogallo all’undicesimo, la Spagna al diciottesimo come spesa pro-capite per le infrastrutture. In Italia i tempi di attesa di opere infrastrutturali e non solo arrivano a diversi decenni.
Miliardi di euro sprecati. Migliaia di ettari cementificati. Da Nord a Sud, le opere pubbliche fantasma sono centinaia.
Una stima ufficiale di tutte le opere incompiute non c’è ancora, anche se il governo ha comunque già tentato un censimento. In nostro aiuto sono invece intervenute le straordinarie organizzazioni non governative, come Incompiuto Siciliano, che in una mappa dettagliata conta almeno 360 casi eclatanti e miliardi sperperati, con una forte concentrazione in Sicilia (160 incompiuti). Tuttavia, al di là dei casi più noti, come il Ponte sullo Stretto di Messina, un viaggio virtuale per l’Italia non risparmia nessuno. Eccone alcuni esempi:
Pontile ex Sir, Lamezia Terme (Catanzaro) – 1971. Finanziato dallo Stato con 230 miliardi di lire dell’epoca, dagli anni Settanta il pontile si protendeva per 640 metri davanti all’area industriale di Lamezia Terme: avrebbe dovuto servire l’impianto chimico della Sir. È crollato un anno fa senza aver servito neppure una nave.
Stazione TAV di Afragola – 2008. Il progetto della stazione viene affidato nel 2003 a Zaha Hadid, l’archistar anglo-irachena, ma i lavori partono solo nel 2008, e nel febbraio 2013 si fermano, prima per problemi tecnici poi per gli scandali giudiziari che travolgono la società capofila del consorzio vincitore dell’appalto. Un centinaio di operai finisce in cassa integrazione; la ripresa dei lavori non è prevista prima della metà del 2014. Qui un nostro reportage sullo stato di abbandono del cantiere.
Stadio del polo, Giarre (Catania) – 1984. In Sicilia il comune di Giarre (Catania) si è guadagnato il titolo di capitale dell’incompiuto grazie a una dozzina di opere mai terminate: tra queste, uno stadio di polo ai piedi dell’Etna: negli anni Ottanta gli amministratori di Giarre, cittadina di meno di 30 mila abitanti nel catanese, riuscirono a farsi assegnare i fondi nascosti nelle pieghe del bilancio del CONI e iniziarono i lavori, mai terminati. Ci si chiede poi perché una città di 27.000 persone dovrebbe richiedere uno stadio di polo progettato per ospitarne 20.000, quando il polo non è neppure un gioco a cui i siciliani sono sempre stati interessati?
Città dello Sport di Tor Vergata, Roma – 2006. Il progetto della Città dello Sport era nato per i Mondiali di nuoto del 2009. La copertura, progettata da Santiago Calatrava, è una sinuosa vela d’acciaio alta più di 70 metri. L’edificio in questione il più grande complesso sportivo mai progettato per la capitale: un palazzo dello Sport da 15 mila posti e uno per la pallanuoto da 8.000. Ma i lavori sono fermi dal 2010. Il cantiere ormai è sbarrato. E nessuno sa quando e nemmeno se ripartirà.
Stazione di Matera – 1986. La stazione di Matera-La Martella giace abbandonata alla periferia della città: 29 interminabili chilometri per congiungere Ferrandina a Matera, unico capoluogo italiano non raggiunto dalle ferrovie nazionali. Lavori cominciati nel ‘86, la stazione non ha mai visto arrivare neppure un treno dopo 25 anni, ovvero 22 più di quelli necessari a Ferdinando II di Borbone per inaugurare nel 1839 la Napoli-Portici, prima linea ferroviaria italiana.
Variante ferroviaria di Cannitello (Reggio Calabria) – 2012. È l’unica traccia concreta del ponte sullo Stretto, eterna e controversa incompiuta italiana. Ventisei milioni di euro sono serviti a spostare il tracciato di un tratto di ferrovia e a proteggerlo con una scatola di cemento armato dall’eventuale caduta di materiali del cantiere vero e proprio.
Porto della Concordia, Fiumicino (Roma) – 2010. Doveva essere il “porto turistico più grande d’Europa”: 1.455 posti barca in uno specchio d’acqua di 770 mila metri quadrati alle porte della capitale. Tre anni dopo la posa della prima pietra il cantiere è sotto sequestro giudiziario ma in rete si trovano ancora le pagine pubblicitarie delle promesse mancate.
Teatro popolare di Sciacca (Agrigento) – 1978. Disegnato dal grande architetto siciliano Giuseppe Samonà, maestro del cemento a vista e delle forme pure, il teatro ha due sale e 1.500 posti a sedere in una cittadina di 40 mila abitanti. Per più di trent’anni il cantiere ha chiuso e riaperto a singhiozzo, a seconda dei finanziamenti. Oggi cade nell’abbandono.
Planetario di Lucca – 2006. Lasciato a metà dopo essere stato finanziato per 1,5 milioni, in parte dal Comune, in parte dal Ministero dell’Ambiente, il planetario di Lucca è sicuramente uno tra gli incompiuti più suggestivi. Purtroppo finiti i soldi, i lavori si sono arrestati.
E ancora:in Lombardia, sono ormai storia i casi del Brebemi, l’autostrada Brescia-Milano in corso da 16 anni, e di Tem, la nuova tangenziale per Milano non ancora finita in 9 anni; mancano poi il 50% delle opere per l’Expo 2015: dai completamenti stradali a nuove tratte della metropolitana. A Cantù, in provincia di Como, la squadra di basket campione d’Italia gioca in trasferta da oltre 40 anni, perché il palazzetto che dovrebbe ospitarla non riesce a vedere la luce. L’idrovia tra Milano e Cremona (65 chilometri) progettata nel 1911 e presentata come l’idea del secolo, è ferma a Pizzighettone un secolo e 13 chilometri dopo. La strada fantasma Fano-Grosseto, sognata da Fanfani, con soli sei chilometri realizzati, aspetta ancora il passaggio della prima auto. E così dighe, alberghi, palasport, ponti, parchi, scuole, anfiteatri, stazioni dei carabinieri. Trecentosessanta opere pubbliche sparse per l’Italia, miliardi su miliardi sprecati, grandi quantità di territorio scempiato. Alcune necessarie, altre inutili. Tutte, ad ogni modo, incompiute.
La Corte dei conti ne fa derivare responsabilità erariali a carico di politici e dirigenti pubblici: “rappresentano un gravissimo spreco di risorse pubbliche e la testimonianza più eloquente dell’inefficienza dell’amministrazione centrale e periferica”. Ma oltre ad accertare e punire i responsabili dello spreco, resta la questione: che fare delle opere incompiute? Architetti, studenti universitari e artisti hanno raccolto ‘progetti visionari’ per utilizzare le strutture fatiscenti senza stravolgerle, lasciando intatto l’aspetto ma trovando una nuova funzione. Alcuni progetti sono stati anche esposti alla Biennale di Architettura di Venezia, ma nessun cambiamento è stato registrato
Intanto fra le incompiute, almeno per ora, va menzionato pure il monitoraggio telematico preciso delle opere mai completate sul territorio italiano, anche perché gli enti pubblici e le società partecipate si sono mostrati tutt’altro che puntuali nell’invio dei dati. Risultato: un decreto del ministero dell’Economia, firmato in agosto, ne ha stabilito il rinvio, se ne riparlerà nel 2014.