Renzi passa alle minacce: “Marino mi ha sfidato, la pagherà cara”. Che succede nel Pd?
Oramai siamo al #marinostaisereno, preludio alla cacciata del sindaco di Roma, minacciato dal Premier Renzi che non lo sopporta più: “Mi ha sfidato, la pagherà cara”. Come un bambino immaturo e insicuro Renzi gioca sulla pelle dei romani e, pur di dimostrare che ce l’ha più lungo del sindaco, è pronto a gettare la Capitale nel caos più totale, proprio nell’anno del Giubileo di Papa Francesco. È questo il Pd che doveva cambiare verso all’Italia?
Secondo il Corriere della Sera, il premier avrebbe detto ai suoi che “Marino non è in grado di proseguire”. Palazzo Chigi ha smentito ma si sa che in questi casi l’importante è far arrivare a chi di dovere il messaggio. E il messaggio è arrivato forte e chiaro. Manca solo il tweet con l’hashtag #marinostaisereno e poi ci troveremmo di fronte ad un film già visto.
LE MINACCE AL SINDACO DI ROMA
Eppure l’avviso di sfratto a Marino era stato recapitato lo scorso 16 giugno, quando Renzi – davanti alle telecamere di Porta a Porta – disse senza mezzi termini: “Se sa governare governi, o vada a casa”.
Poi, per il sindaco, è arrivata anche la mazzata del Mef, che aveva svelato il “presunto” buco da 360 milioni “causato dalla facilità con cui tra il 2008 e il 2013 la giunta Alemanno dispensava extra salariali ai 24mila dipendenti del Comune“.
Nonostante questo Marino non vuole cedere, consapevole – come ogni persona di senno – che lui con Mafia Capitale non ha niente a che spartire e che, anzi, è stato piazzato in Campidoglio proprio per fare le pulizie di primavera. Da qualche settimana, però, le cose sono cambiate: l’ondata mediatica degli arresti lo ha travolto, il Partito Democratico lo ha abbandonato al suo destino e Renzi non riesce ad accettare che qualcuno non obbedisca ai suoi diktat.
LA STRATEGIA DI RENZI PER FAR FUORI MARINO
Tanto è vero che, come riporta il Corriere della Sera, il premier toscano avrebbe detto ai suoi: “Lui (Marino, ndr) mi ha sfidato alla Festa dell’Unità (quando il sindaco parlò della “destra senza vergogna” che dovrebbe “tornare nelle fogne” e del suo predecessore Alemanno che parlava di raccomandazioni con il Pd, ndr), vedremo chi la vince”.
Risultato: mezza giunta si sta dimettendo, l’altra mezza sta a guardare in attesa che passi il cadavere dell’Ignazio, oramai un uomo solo al comando. Siamo di fronte al solito Pd, che per giochi di potere interni è pronto a farsi la guerra, sacrificando la capitale e i suoi abitanti in nome del renzismo totalitario.
Sarebbe questo il partito che deve cambiare verso all’Italia? Si salvi chi può.