Hai ancora le vecchie lire? Ecco quanto valgono: la Consulta ha bocciato Monti
Se hai ancora le care vecchie lire ritieniti una persona fortunata: perché valgono ancora, e tanto. La Consulta ha riaperto i termini per il cambio anche se non sarà facile mandare in porto l’operazione, come scrive Il Giornale.
Si tratta di banconote nascoste nei cassetti o rinchiuse in vecchi salvadanai. Non si tratta, però, di carta straccia. Perché, sulla base di una recente sentenza della Corte costituzionale, possono ancora valere qualcosa. Anche se il cambio non è affatto scontato.
Il 5 novembre i giudici costituzionali hanno accolto il ricorso di un gruppo di risparmiatori facendo a pezzi una norma del Salva Italia. L’ex premier Mario Monti aveva, infatti, anticipato al 6 dicembre 2011 il termine cui convertire le ultime lire rimaste nei cassetti. Quello del Professore fu un vero e proprio sopruso perché la legge del 2002 stabiliva che si potesse andare avanti a convertire il denaro fino al 28 febbraio.
“Anticipando di tre mesi il funerale della lira – fa notare Marco Menduni sulla Stampa – in pratica il governo requisì quei soldi agli italiani. La differenza infatti fu versata dalla Banca d’Italia nelle casse dello Stato“.
Ma la Consulta si è opposta all’ennesimo furto targato Monti.
Un risparmiatore, che non era riuscito a incassare un malloppo in lire che equivaleva a oltre 27mila euro, si è rivolto alla Corte costituzionale. Che ha bocciato sonoramente la norma dei tecnici riaprendo così i termini per convertire le lire in euro a “chi aveva fatto domanda entro il 28 febbraio 2012”.
Secondo un report di Bankitalia, che però risale al 2012, in giro dovrebbero esserci ancora “196 milioni di pezzi da mille lire, 12 milioni da 100 mila lire, 300 mila da 500 mila lire, 7,4 milioni da 50 mila lire, 40,6 milioni da 10 mila lire, 30,9 milioni da 5 mila e 21,6 milioni da 2 mila lire”.
“Per quanto riguarda gli spiccioli – si legge sulla Stampa – nessuno ha mai fatto i conti: senza numero di serie, è impossibile capire quanti fossero rimasti nei borsellini”.
Dopo la sentenza della Consulta, Bankitalia ha avviato con il ministero dell’Economia “gli approfondimenti necessari”. “Le richieste di conversione – si legge nel comunicato – saranno esaminate non appena esauriti questi approfondimenti”.