Venezia mette in scena vita e opere del più erotomane dei cineasti: Tinto Brass
È Fulvia Caprara su La Stampa a ricordarci quanto fosse erotomane e schizzato il più controverso dei nostri cineasti, Tinto Brass. Che viene omaggiato a Venezia, dove va in scena “IsTintoBrAss”, di Massimiliano Zanin, sulle sfide e le provocazioni, la vita e le opere del regista.
L’ammirazione del premio Oscar Helen Mirren, l’affetto di Serena Grandi, la stima incondizionata di Gigi Proietti, l’apprezzamento sincero di Alberto Moravia che del suo cinema diceva: «Capisco il significante, ma non il significato». Tinto Brass a tutto tondo, dall’alba della carriera, troppo spesso dimenticata, fino alle ultime avventure erotiche.
Dal successo internazionale di Caligola , nel 1979, all’ultimo progetto, storia, ambientata nel ‘44, di un’isola abbandonata dell’Adriatico e di una donna tutta sola che vive aspettando la fine della guerra: «La protagonista sarà Caterina Varzi, la mia musa ermeneutica. Il titolo è Viva, l’isola che non c’è ».
Firmato da Massimiliano Zanin, in programma alla Mostra il 30 (nella sezione Venezia Classici), IsTintoBrAss (ogni maiuscola ha un senso) testimonia la vita e le opere di un indomabile provocatore, sempre pronto alla sfida, anche adesso, a 80 anni compiuti, e con il ricordo ancora vicino dell’emorragia cerebrale che, nell’aprile 2010, gli aveva quasi tolto l’uso della parola: «Molti dei miei film sono stati messi al bando.
Non capivano che la mia non era semplice pornografia e non ho mai pensato di cambiare direzione solo perchè me lo dicevano i critici». Anzi, lui perseverava, sfornando, uno dopo l’altro, film-manifesto in onore del lato b (ma la dizione non gli piace e continua a chiamare le cose con il proprio nome), organizzando sortite dissacranti nel bel mezzo delle passate Mostre, quelle da cui, per anni, è sempre stato puntualmente estromesso: «Andavo in laguna e facevo apparizioni polemiche insieme alle mie attrici…».
Stavolta Brass torna nella sua città d’elezione passando dalla porta principale, con immagini che ne documentano la maestria registica e interpreti che ne celebrano il talento. A iniziare da Helen Mirren che è stata Cesonia in Caligola : «La sua descrizione di Tinto – dice Zanin, 42 anni, padovano, aiuto dell’autore dal ‘99 – è stupefacente. Lo ricorda per la sua capacità superiore, ma anche per il suo grande amore per la vita».
Altre attrici, anni dopo, hanno vissuto con Brass rapporti più tormentati: «Durante la lavorazione andava tutto bene – ridacchia il maestro -, poi passava un po’ di tempo e mi rinnegavano, ma non ho mai dato importanza a queste cose. Alcune interpreti, al contrario, si sono rivelate particolarmente sensibili alle mie tematiche». I nomi, messi insieme, stridono, ma in Brass tutto è possibile: «Parlo di Vanessa Redgrave, grandissima, e di Serena Grandi, che mi vuole bene e con cui sono rimasto sempre in contatto.
Una volta, a proposito di Miranda , mi ha detto “se avessi saputo prima che volevi fare, avrei osato ancora di più”». Con Stefania Sandrelli, mattatrice nel lagunare La chiave , Brass medita un gran ritorno: «È un’attrice molto valida, con lei vorrei fare un film su una donna in menopausa, c’è tanto da raccontare».
Il braccio destro che gli manca ogni giorno è la compagna (scomparsa) di vita e di lavoro, Carla Cipriani, «la Tinta», regina di trasgressioni: «Avevamo un rapporto molto libero, vivevamo ognuno le nostre avventure e poi ci scambiavamo impressioni e confessioni. Naturalmente ogni tanto facevamo baruffa, ma il lavoro ci univa, spingendoci sempre a tornare insieme». Il sesso virtuale non aveva ancora preso piede, non era facile per tutti, come è adesso, filmare e rendere pubbliche esperienze privatissime: «Che cosa ne penso? Che è tutto finto, fasullo. L’invasione dell’eros on-line ha un effetto negativo, non è uno strumento di liberazione, svilisce l’erotismo, privandolo dell’importanza che merita».
Di IsTintoBrAss fanno parte interviste con lo scenografo di Kubrick, Ken Adams, con Adriana Asti, con l’attore prediletto Franco Branciaroli, con
Franco Nero e con Proietti che recitò nell’ Urlo , il film del ‘68 censurato per sette anni, che Brass dice di preferire a tutti gli altri. Per realizzarlo rifiutò la proposta di girare in America Arancia meccanica : «Mi chiamarono a Hollywood, era tutto pronto, lessi il racconto e dissi che sì, l’avrei fatto, ma solo dopo L’urlo ». Fu scritturato Stanley Kubrick, eppure Brass non ha rimpianti e, senza tentennare un attimo, risponde: «No, non mi spiace affatto».